Una Scuola di “arti e mestieri” nel giardino di S. Caterina

Quello che vedete raffigurato nelle foto è il progetto redatto dall’architetto Carmine Trotta nel 1952 per la realizzazione della scuola professionale (o di “arti e mestieri”) a Vallo, compresi i padiglioni per le esercitazioni pratiche.

L’incarico gli era stato conferito dal consiglio d’amministrazione degli Istituti riuniti “Padre Donato Pinto” e “S. Caterina” e rientrava nel programma di espansione della propria attività educativa messo in campo, soprattutto, dal suo presidente, il can. Alfredo Pinto.

Prospetto della Scuola professionale con padiglioni e officine per le esercitazioni

Dopo aver impiantato gli asili a Vallo, a Sapri, ad Ogliastro e a Montano, aperto l’orfanotrofio e l’educandato femminili a Vallo, istituito il corso completo delle scuole elementari e quello della scuola magistrale sempre a Vallo, l’ente guidato dall’arcidiacono Pinto intendeva aprire anche un orfanotrofio maschile – da ospitare nell’edificio del monastero di “S. Caterina” – e una “scuola di arti e mestieri” – da far funzionare nelle strutture appositamente progettate. Queste due ultime realizzazioni erano legate l’una all’altra, perché la scuola doveva costituire lo strumento formativo dei ragazzi ospitati nell’orfanotrofio, pur non essendo aperta solo a loro.

Dalla planimetria, può facilmente evincersi dove l’ente intendesse erigere le strutture da adibire a istituto professionale. Si trattava del cosiddetto “giardino di S. Caterina”, cioè del terreno adiacente il monastero e di quello che si estendeva a valle della Statale 18 (l’attuale via Bonifacio Oricchio, già via Garibaldi). Terreni dove oggi ci sono, rispettivamente, il parcheggio della Guardia di Finanza (e fino a pochi anni fa, il campetto di calcio che ha visto tanti di noi crescere e giocare) e i palazzi del “rione Periotti”, tra i primi edificati a Vallo nel secondo dopoguerra (anni ’60).

Planimetria dei luoghi interessati dal progetto di erezione della nuova scuola

In particolare, nel primo spazio, il progetto prevedeva la costruzione di un padiglione di due piani in cui collocare le aule della scuola e le officine per gli allievi falegnami, fabbri e meccanici; nel secondo, la realizzazione di un padiglione più piccolo, e in parte scoperto, da adibire ad officina per le esercitazioni degli allievi muratori.

Queste erano, infatti, le specializzazioni previste per la scuola, alle quali si aggiungeva anche quella “agraria”, che richiedeva però un “campo sperimentale” da impiantare altrove, e per la quale si stava cercando di provvedere nello stesso periodo acquistando i locali e il terreno che il Consorzio agrario salernitano possedeva a Vallo in località “Croce dello Spio” (acquisto che poi sfumava facendo saltare l’impianto dell’intera sezione).

L’architetto aveva sviluppato il progetto sulla base di quelle che si riteneva essere le richieste locali, cioè prevedendo un afflusso al nuovo istituto oscillante tra gli 80 e i 130 allievi. Calcoli basati anche sul numero degli studenti licenziati in quegli anni dalle locali “scuole di avviamento” e che, nel nuovo istituto, avrebbero potuto trovare un naturale sbocco professionalizzante.

Prospetto principale della Scuola professionale
Prospetto laterale (a) della Scuola
Prospetto laterale (b) della Scuola

L’importanza di quella realizzazione è del tutto evidente. Da un lato, mirava a rispondere alle esigenze lavorative del territorio, dall’altro, a migliorare l’offerta formativa di Vallo. In quegli anni, la nostra cittadina permetteva a chi aveva completato le elementari di iscriversi solo alla scuola di avviamento (priva di ulteriori sbocchi) o alla scuola media che apriva, invece, alla frequenza del liceo-ginnasio statale “Parmenide” o a quella del magistrale “Marconi”, gestito dagli stessi “Istituti riuniti” presieduti dal can. Pinto.

Ma la scuola ideata all’inizio degli anni Cinquanta, con le sue nuove strutture, non vedrà mai la luce. L’impegno finanziario occorrente superava i 37 milioni di lire, ben al di sopra della capacità di spesa degli “Istituti riuniti”. Per anni il can. Pinto, e il suo successore alla presidenza dell’ente, cercheranno di trovare i necessari finanziamenti coinvolgendo varie istituzioni pubbliche senza riuscire nell’impresa. In particolare, don Alfredo si rivolge ai ministeri del lavoro e dei lavori pubblici, a quello dell’istruzione, al provveditore alle opere pubbliche di Napoli, a quello agli studi di Salerno, al consorzio provinciale dell’istruzione tecnica, persino alla Cassa del Mezzogiorno appena istituita di cui conosceva personalmente il ministro, Pietro Campilli. Cerca di far inserire quel finanziamento nei piani governativi che in quel periodo prevedevano l’incremento dell’istruzione professionale. Ma tutti i tentativi vanno a vuoto per mancanza di risorse e di adeguate conoscenze.

Il bel progetto fatto redigere con tanto entusiasmo all’inizio del decennio e presentato in varie sedi istituzionali resta sulla carta. Si tratta di uno dei pochi insuccessi del tenace can. Pinto. La formazione professionale arriverà a Vallo solo anni dopo e non con le specializzazioni previste nel programma di sviluppo dell’ente vallese.

Author: manlio morra

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