Nunziato Iannotti, chi era costui?

Domanda dagli echi manzoniani, questa che vi poniamo oggi. E in effetti di quest’uomo sappiamo ben poco, se si escludono le scarne notizie forniteci dal solito buon canonico Giovanni Maiese, il quale, nella sua incessante attività di scavo archivistico, ci dice trattarsi di un sacerdote vallese del XIX secolo, “buon quaresimalista”, morto nel 1852.

Perché vorremmo saperne di più? Perché ha lasciato diverse tracce di sé in paese e il suo nome, con un po’ di attenzione, possiamo leggerlo ogni giorno in Cattedrale e, in particolare, nel mese di luglio. Fu lui, infatti, a provvedere agli interventi di restauro della statua di S. Pantaleone nel 1831.

Non sappiamo come fosse la statua in precedenza. Probabilmente, l’effigie risaliva a molto tempo addietro, forse alla prima metà del Settecento, quando con l’arrivo in paese della reliquia del sangue (1741), il Santo fu scelto come patrono unico e il suo culto cominciò ad assumere una solennità e una centralità via via crescenti. Don Nunziato, forse su indicazione del parroco dell’epoca, il can. Vincenzo De Laurentis, fece “argentare” la statua, cioè rivestirla di quelle placche argentee che le donarono l’aspetto conservato fino ad oggi. Ciò lascia presumere, appunto, che la stessa statua fosse già in uso.

In spirito di devozione, il reverendo Iannotti pagò l’intera spesa dell’intervento, come ci informa la scritta che può leggersi sulla base della statua. La somma non la conosciamo, ma l’impegno dovette essere non di poco conto, se lo stesso sacerdote, cedendo alla vanità, volle immortalare il suo nome legandolo alla sacra immagine. Ma non è tutto! Abbiamo anche il nome dell’artista artigiano che realizzò l’argentatura. Sul retro della stessa base, infatti, possiamo leggere chiaramente la frase: “GENNARO ROSSO FECIT A.D. 1831”. Su di lui ne sappiamo meno che sul committente. La scritta non dà un’indicazione di luogo, né aggiunge altri dati identificativi.

Iscrizione alla base della statua di S. Pantaleone (fronte)
Iscrizione alla base della statua di S. Pantaleone (retro)

Dicendo che il nome del nostro Nunziato possiamo leggerlo ogni giorno in Cattedrale, ci riferivamo però ad un’altra sua presenza. La grande tela posta sulla parete di fondo dell’abside, che rappresenta il miracolo del paralitico operato da San Pantaleone davanti all’imperatore e a numerosi testimoni colti negli atteggiamenti più diversi, contiene anch’essa il suo nome. Nascosta per non disturbare la scena ma non tanto da non poter essere facilmente scorta, sulla base di quella sorta di gradino su cui si erge la figura del Santo, è dipinta la scritta – stavolta in italiano (chissà perché si rinunciò al più solenne latino) – che indica autore, committente e data dell’opera: rispettivamente, G. Di Mattia, Nunziato Iannotti, 1843.

A poco più di dieci anni dalla realizzazione del rivestimento argenteo alla statua del patrono, e ancora a sue spese, don Nunziato compie un’altra opera di mecenatismo per adornare la chiesa parrocchiale di Vallo, che solo otto anni dopo sarebbe stata elevata a Cattedrale.

Quella chiesa custodiva già alcune importanti opere di artisti vallesi: il monumentale organo realizzato circa sessant’anni prima da Silverio Carelli (vedi il nostro articolo in questo sito); le grandi tele di San Michele Arcangelo, dipinta nel 1770 da Andrea De Hyppolitis, e della Madonna del Carmelo, dipinta da Domenico Lettieri nel 1787.

Tela raffigurante l'Arcangelo Michele, Andrea De Hyppolitis, 1770 (Cattedrale, Vallo della Lucania)
Tela raffigurante l’Arcangelo Michele, Andrea De Hyppolitis, 1770 (Cattedrale, Vallo della Lucania)
La Vergine con i santi Carlo Borromeo e Maria Maddalena, Domenico Lettieri, 1787 (Cappella Madonna di Pompei, Cattedrale, Vallo della Lucania)
La Vergine con i santi Carlo Borromeo e Maria Maddalena, Domenico Lettieri, 1787 (Cappella Madonna di Pompei, Cattedrale, Vallo della Lucania)

A quanto sembra, il nostro sacerdote non badava a spese. Infatti, affida l’incarico a Giuseppe de Mattia, appartenente alla già nota famiglia locale, un pittore affermatosi fin dall’inizio del secolo a Roma e a Napoli e, in quest’ultima città, socio e professore dell’Accademia reale di Belle arti. Quindi, non proprio uno sconosciuto, anzi! Probabilmente, volendo far realizzare un’opera che evidenziasse la sua devozione verso il Patrono, sceglie un artista di qualità ma anche sensibile verso il soggetto da rappresentare. E chi meglio di quel vallese poteva esprimere nella tela commissionatagli la sua arte e la sua devozione?

Riferendosi al “celebre pittore D. Giuseppe de Mattia”, il can. Maiese scrive:

Dipinse una infinità di quadri, i cui soggetti son tratti quasi tutti dalla Storia dell’Antica Grecia, dai poemi di Omero, di Dante e dell’Ossian. Ma le tele che gli hanno assicurata una fama imperitura sono due: la prima abbellisce la nostra Cattedrale e rappresenta il giovane medico S. Pantaleone che in nome di Gesù Cristo guarisce un paralitico alla presenza dell’imperatore Massimiano. La seconda è nella gran sala della Prefettura di Salerno: rappresenta la Scuola Salernitana, o meglio Roberto il Guiscardo che in mezzo alla sua Corte riceve le opere di Galeno per mano del celebre filosofo Costantino Africano. Nell’una e nell’altra, le figure sono a grandezza naturale, e sono mirabili per la magnificenza dello stile e per la espressione delle fisionomie, armonizzando fra di loro in maniera veramente sorprendente” (Notizie storiche intorno alla Baronia di Novi Velia e della città di Vallo della Lucania, a cura di L. Rossi, 2016).

S.-Pantaleone-guarisce-il-paralitico.-Tela-di-G.-de-Mattia
S.-Pantaleone-guarisce-il-paralitico.-Tela-di-G.-de-Mattia
S.-Pantaleone-guarisce-il-paralitico.-Tela-di-G.-de-Mattia (particolare)
S.-Pantaleone-guarisce-il-paralitico.-Tela-di-G.-de-Mattia (particolare)

Non ne abbiamo nessun resoconto, ma di sicuro il committente non poté che essere soddisfatto della tela dove si rappresentava il principale dei miracoli compiuti dal Taumaturgo di Nicomedia. Per la sua qualità e il suo significato, la si collocò al centro del presbiterio, proprio sopra all’altare maggiore che allora era addossato al muro. L’attenzione e la riflessione del visitatore o del fedele dovevano essere attratte da quella magnifica scena.

Anni 30. Cattedrale di Vallo. Sistemazione originaria del presbiterio, con l'altare maggiore addossato alla parete (e sotto alla tela del De Mattia)
Anni 30. Cattedrale di Vallo. Sistemazione originaria del presbiterio, con l’altare maggiore addossato alla parete (e sotto alla tela del De Mattia)
Cattedrale di Vallo. Sistemazione attuale del presbiterio. Sotto la tela del De Mattia c'è il trono episcopale.
Cattedrale di Vallo. Sistemazione attuale del presbiterio. Sotto la tela del De Mattia c’è il trono episcopale

Ma il mecenatismo del nostro reverendo non doveva essere soddisfatto, se già l’anno dopo troviamo un’altra opera a motivo religioso da lui commissionata. Si tratta della statua della Madonna dei Martiri nell’omonima chiesa di Vallo. Non ne conosciamo l’autore, ma l’opera appare di buon livello artistico e venne restaurata agli inizi dello scorso secolo, come chiaramente si legge alla sua base. In passato quel culto era assai vivo in paese, se ne celebrava anche la festa. La chiesetta ospita anche un altro pezzo appartenente alla storia artistica locale: l’organo realizzato da Valeriano Passaro. Lo strumento risale all’anno 1800 e reca la firma di quel mastro organaro cresciuto nella bottega dei Carelli e con essi imparentato. È un gioiellino che vale la pena riscoprire.

La statua della Madonna dei Martiri nella sua chiesa. 1844
La statua della Madonna dei Martiri nella sua chiesa. 1844
Iscrizione-alla-base-della-statua-della-Madonna-dei-Martiri
Iscrizione-alla-base-della-statua-della-Madonna-dei-Martiri
-Organo-di-Valeriano-Passaro.-1800-
-Organo-di-Valeriano-Passaro.-1800-
Organo-di-Valeriano-Passaro-particolare-
Organo-di-Valeriano-Passaro-particolare-

Le nostre tracce di don Nunziato Iannotti finiscono qui, ma non ci stupiremmo se in giro ce ne fossero altre; anzi, sarebbe strano il contrario. Per mecenatismo pubblico, devozione personale, necessità di restauro, avrà trovato certamente altre opere su cui intervenire o da far realizzare ex novo.

Author: manlio morra

2 thoughts on “Nunziato Iannotti, chi era costui?

  1. Grazie Manlio,
    una bellissima traccia di storia che solo un dotto e appassionato cultore di storia, come te, poteva regalarci.

    1. Grazie per i complimenti. Spero troverai altrettanto interessanti gli altri articoli e non vorrai privarmi del piacere di leggere i tuoi commenti.

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