Una svolta per la storia vallese: il ginnasio “Parmenide”

È ottobre, parliamo di scuola! Non molto tempo fa, le lezioni iniziavano regolarmente il primo di questo mese. Era lo stesso calendario a rappresentare ottobre con dei bambini che correvano allegramente con le proprie cartelle sulle spalle verso le aule che li aspettavano. Poi, una nuova configurazione dell’anno scolastico, l’autonomia degli istituti, una diversa distribuzione di vacanze e impegni didattici, hanno anticipato le aperture a settembre, diversificandone la data per ambiti regionali.

Ma noi, almeno in questo, siamo tradizionalisti e, forse, un po’ romantici: ottobre ci ricorda ancora l’odore della aule, la gioia di un nuovo inizio, l’apprensione per le novità che ci attendevano e per l’impegno richiesto dopo una lunga e pigra estate. Insomma, quello era il vero inizio dell’autunno (quando esistevano ancora le “mezze stagioni”, se ci passate il luogo comune) e il segnale forte che la “stagione” (cioè, l’estate) era finita.

Com’è nostro solito, ci portiamo un po’ indietro nel tempo, agli anni immediatamente seguenti la guerra del 1915-18 (per i nostri nonni, la “grande guerra”), quando inizia la storia delle istituzioni scolastiche medie e superiori a Vallo.

Nell’autunno del 1919 il Regio Ginnasio di Vallo apre per la prima volta le sue porte agli studenti. È un momento importante per la cittadina e il territorio circostante perché si tratta di uno dei primi segnali di rinascita dopo la guerra mondiale, conclusasi da meno di un anno.

Il nuovo istituto è, al contempo, un punto d’arrivo e di partenza per la storia locale. La classe dirigente vallese, infatti, da tempo ambiva ad avere quella scuola che consentisse soprattutto ai suoi figli, e a quelli del numeroso ceto impiegatizio, di continuare a studiare in paese dopo la frequenza delle classi elementari, attirando anche studenti dall’intero circondario, non più costretti a recarsi a Salerno per compiere quegli studi. Inoltre, l’impianto del ginnasio avvia quello sviluppo graduale nel campo dell’istruzione che farà di Vallo un centro scolastico di primaria importanza per il Cilento.

Si può dire che, fin dai primi decenni seguiti all’Unità, la borghesia vallese avesse aspirato ad avere il ginnasio, compiendo vari tentativi. Ad esempio, già negli anni Settanta dell’Ottocento, i progetti di trasformare l’antico “Conservatorio di S. Caterina” – ritenuto ormai inutile e ridotto ad avere solo tre suore –, erano finalizzati ad utilizzarne parte dei locali per impiantare l’Istituto ginnasiale. Altre proposte, invece, volevano farvi nascere un collegio o un orfanotrofio. Nel 1896, quando quel Monastero era stato trasformato in Asilo d’infanzia, il Comune pensava ancora che fosse più utile per il paese farne un ginnasio.

La mancanza di locali e di risorse finanziarie, ma anche il disaccordo tra gli amministratori municipali e la necessità di completare prima il corso delle elementari, avevano impedito a lungo di trasformare quel desiderio in realtà.

Agli inizi del Novecento è un’iniziativa privata a compiere il miracolo: nel 1903 nasce il Ginnasio “Vittorio Alfieri” nel Collegio fondato dal prof. Felice Ricci. I suoi locali sono collocati in un edificio posto nei pressi dell’episcopio. Ma i problemi economici ne impediscono lo sviluppo e nel 1905 viene municipalizzato, premessa necessaria per chiederne il pareggiamento allo Stato. Neanche quest’ultima soluzione, però, ne segna il successo. Il Comune ha poche risorse e, in mancanza di finanziamenti, i risultati della scuola sono deludenti. Così, la prima amministrazione Passarelli a marzo del 1909 è costretta a sopprimere l’istituto.

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Sede del ginnasio privato V. Alfieri (da T. Cobellis, La voce del Cilento – Origini e storia di Vallo della Lucania, Libreria Castellano Editrice)

Nonostante l’esperienza negativa, il ginnasio rimane nei programmi delle successive maggioranze comunali. Durante la seconda amministrazione De Hippolytis (1914-20) si prova nuovamente a istituire la scuola, ricorrendo all’appoggio dell’on. Roberto Talamo, referente politico della maggioranza. Il problema dei locali necessari alle sue attività è risolto fittando per dieci anni, a partire dal 1915, una parte del pianterreno e del primo piano dell’edificio di “S. Caterina”. Ma la guerra blocca tutto. Il Decreto luogotenenziale n. 634 del 14 maggio 1916 sospende per tre anni la “regificazione e l’istituzione di scuole medie e normali”. Finalmente, tre anni dopo, la tanto sospirata istituzione scolastica vallese può iniziare la sua esistenza.

Prima-sede-del-ginnasio-pubblico-Parmenide.-Palazzo-del-Conservatorio-di-S.-Caterina.-Cartolina-depoca-meta-anni-50
Prima-sede-del-ginnasio-pubblico-Parmenide.-Palazzo-del-Conservatorio-di-S.-Caterina.-Cartolina-depoca-meta-anni-50

Queste, in estrema sintesi, le premesse, ma non meno interessanti appaiono gli sviluppi. Il ginnasio, infatti, intitolato dall’anno seguente al filosofo eleate Parmenide, si consolida lentamente. A una partenza in sordina, con poco più di 60 iscritti, segue un notevole incremento che ne raddoppia, all’inizio degli anni Venti, gli studenti. La frequenza è in larga parte maschile. Basti pensare che nel 1922-23, su 127 iscritti, solo 27 sono ragazze.

L’andamento delle iscrizioni subisce un vero crollo a partire dall’anno scolastico seguente ristagnando sulle 50/60 unità per diversi anni. Le motivazioni sono molteplici. Ai disagi di arrivare a Vallo dai paesi limitrofi e alle difficoltà di soggiornarvi stabilmente, si aggiungono gli effetti selettivi della riforma scolastica di Gentile e l’imposizione di una soprattassa comunale voluta dall’amministrazione Passarelli, entrata in carica nell’ottobre 1920, per risanare il deficit di bilancio.

Per affrontare tali problemi, vengono istituiti in paese, nel ’26, il Convitto municipale maschile e, l’anno seguente, l’Educandato femminile privato gestito dall’Istituto “Padre Donato Pinto”. Il Convitto ha la sua sede nell’edificio dell’ex convento dei Domenicani, rimasto libero in seguito alla soppressione del tribunale di Vallo, avvenuta tre anni prima. In quell’edificio si era trasferito da poco lo stesso ginnasio, dopo la scadenza del contratto di locazione dei locali siti nel “Conservatorio di S. Caterina”. Ginnasio e Convitto costituiscono un’unica istituzione educativa. Infatti, il preside del primo è anche direttore del secondo.

Queste innovazioni arrecano davvero beneficio al ginnasio, i cui iscritti tornano ad aumentare portandosi, agli inizi del seguente decennio, nuovamente sopra le 100 unità. Un incremento che, già nel ’28, consente al podestà di Vallo, Luigi Scarpa De Masellis, di chiedere alle autorità scolastiche l’istituzione del liceo classico a completamento del percorso di studi umanistici presente in paese. Alla fine di quell’anno, riferendosi all’aumento dei frequentanti registrato negli ultimi anni scolatici, così scrive al prefetto: “Con tale concorso di studenti ho chiesto la concessione di un R. Liceo classico in Vallo ed attendo, ansioso, sulla richiesta il pronunziato della Giunta delle Scuole Medie, giacché il Ministero della P.I. in linea di massima, pare, si sia espresso favorevolmente”.

Ci vorranno ancora degli anni e numerose altre richieste, però, per avere anche il liceo, che aprirà le sue aule nell’anno scolastico 1935-36. Da quel momento, l’istituto prende il nome di Regio Liceo-Ginnasio “Parmenide” e fa segnare un vero e proprio salto di qualità al prestigio di Vallo e al suo ruolo di centro scolastico e culturale.

In misura maggiore rispetto al 1919, si realizza un sogno della classe dirigente vallese. Il liceo classico era, infatti, la scuola posta al centro del sistema d’istruzione italiano, cara alla borghesia umanistica e professionale, fortemente valorizzata dal fascismo. Di conseguenza, era anche quella più fascistizzata e intrisa della retorica del regime che stava diventando imperiale e filotedesco.

Il numero degli studenti del “Parmenide” cresce notevolmente e, in pochi anni, si porta ben oltre i duecento (255 nel 1937-38). La struttura che lo ospita, sia per l’aumento dei convittori che degli studenti, viene ingrandita nel corso del decennio, sopraelevando un altro piano su uno dei suoi lati (quello che dà sulla strada). Nel ’38 si è costretti a prendere in fitto i locali di un fabbricato in corso Umberto per soddisfare le esigenze derivanti da un ulteriore incremento dell’affluenza di iscritti. Il picco viene raggiunto nell’anno scolastico ’39-40, proprio a ridosso della guerra, con 321 studenti (di cui solo 88 ragazze).

Seconda-sede-del-liceo-ginnasio-Parmenide.-Ex-convento-dei-Domenicani-da-Annuario-Scolastico-1990-Liceo-ginnasio-Parmenide-1990-
Seconda-sede-del-liceo-ginnasio-Parmenide.-Ex-convento-dei-Domenicani-da-Annuario-Scolastico-1990-Liceo-ginnasio-Parmenide-1990-
-Terza-e-attuale-sede-del-liceo-ginnasio-Parmenide-da-Annuario-Scolastico-1990-Liceo-ginnasio-Parmenide-1990-
-Terza-e-attuale-sede-del-liceo-ginnasio-Parmenide-da-Annuario-Scolastico-1990-Liceo-ginnasio-Parmenide-1990-

Intanto, in paese si era aperto nel ‘38 un altro convitto, quello vescovile, ulteriore segnale dell’afflusso di studenti. Negli stessi anni, migliora anche la dotazione scolastica del Comune con l’impianto, nel ’37, del Corso di avviamento professionale (l’Avviamento, per quanti, finite le elementari, non potevano accedere al ginnasio) e, nel ’39, la Scuola magistrale, aperta dall’Istituto di educazione “Padre Donato Pinto”.

Il liceo attraversa i difficili anni del conflitto mondiale correndo già nel ’41 il rischio di essere soppresso. Il regime è, infatti, impegnato ad applicare la cosiddetta Carta della Scuola, emanata due anni prima, e, in tale prospettiva, il Provveditore agli Studi paventa la possibilità di tagliare l’istituto vallese. L’allora Commissario prefettizio, avv. Pasquale Pinto, difende il liceo sostenendo presso il Provveditore e il Prefetto le ragioni a favore della sua conservazione. La “Carta” fascista in larga misura non verrà attuata, per la guerra, la mancanza di risorse e la caduta del regime. Il giovane liceo vallese è così salvo e può superare anche i restanti anni del conflitto, compresa la drammatica estate del ’43 e le sue conseguenze sul tessuto socio-economico locale, senza interrompere le sue attività.

Il liceo continuerà nel dopoguerra la sua importante funzione culturale, rappresentando un fondamentale strumento di promozione sociale per un territorio poco dinamico sul piano socio-economico. Nonostante questo e pur operando all’interno di un sistema politico democratico e socialmente aperto, il liceo conserverà a lungo, e almeno fino a tutti gli anni Sessanta, quella rigidità classista pensata negli anni del regime. Quando, agli inizi degli anni Settanta, cambia nuovamente sede passando dalla vecchia struttura del convento a un edificio appositamente realizzato, le riforme conseguite alla contestazione ne aprono l’accesso a gruppi sociali più diversificati e ne modificano le funzioni all’interno del sistema scolastico locale che, intanto, ha visto sorgere numerosi altri istituti superiori. La sua offerta formativa rimane centrale, le classi sociali vallesi e cilentane – non solo le più elevate – continuano a valutare assai positivamente il valore culturale e le opportunità professionali da essa consentite; ma comincia ad incidere anche il fatto di non essere più l’unico canale di accesso all’università. Da qui la sua crisi di identità, tutta evidente nei decenni Ottanta e Novanta, e la “competizione formativa” apertasi in paese grazie alla presenza degli altri istituti scolastici.

Author: manlio morra

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