Giornali, réclame e shopping d’altri tempi a Vallo

1876, a Vallo si pubblica “La Sveglia Lucana”, un settimanale che si qualifica come “giornale popolare” ed esce “ogni giovedì”. Ne è responsabile Alessandro Scelza e a stamparlo è la tipografia Ferolla, una delle prime in paese, forse la prima in assoluto ad essere aperta. Dalla pubblicità che compare sulle pagine del periodico, si può dire che la sua sia un’attività abbastanza vivace. Per convincere chi ha bisogno di biglietti da visita a rivolgersi ai tuoi tipi, mette in bella mostra i caratteri di cui dispone per la stampa:

Negli stessi anni, il cav. Ferolla stampava anche l’altro giornale attivo in paese, “Il Velino”, che usciva il sabato ed era diretto da Romualdo Iannicelli. A differenza del primo, questo si presentava come un settimanale “Politico, Letterario, Amministrativo e Commerciale”. In entrambi i casi, però, si tratta di pubblicazioni abbastanza effimere, destinate a durare pochi anni, in pratica a sopravvivere nello scarso panorama pubblicistico locale, condizionato dall’analfabetismo dilagante e dove, anche quel ristretto gruppo di notabili in grado di leggere, non sempre si interessa con continuità e attenzione alla stampa locale.

Trent’anni dopo, è ancora lo stabilimento Ferolla a stampare il giornale “L’Alento”, quindicinale della Curia vescovile che inizia le sue pubblicazioni nel 1905 e che uscirà per tutti gli anni dell’episcopato di mons. Iacuzio. Il periodico non disdegna di pubblicare anche delle inserzioni pubblicitarie. Sono le prime che ci è dato di riscontrare. Veniamo così a conoscenza di alcune attività già presenti a Vallo a inizi Novecento. Queste che vedete sotto, risalgono al 1906:

Appaiono un po’ imprecise, prive come sono dell’indirizzo dove vengono svolte le attività; ma forse semplicemente non ce n’era bisogno: tutti in paese ne conoscevano l’ubicazione.

Qualche pubblicità è data di trovarla anche nel concorrente de “L’Alento”, il giornale “Il Vigile”, pubblicazione “politico-settimanale” che inizia ad uscire nel 1910. Si tratta dell’organo del cosiddetto “partitone”, cioè dei “talamisti”, quel gruppo politico-sociale, essenzialmente notabili liberali e anticlericali, riuniti attorno all’on. Roberto Talamo, che era il patron politico locale in quegli anni. Tra notizie politico-amministrative e polemiche con la Curia vallese e gli ambienti clericali, si trova anche lo spazio per pubblicizzare la nuovissima attività aperta in paese a maggio del 1914. Proprio a quell’anno risale quanto leggete qui sotto:

Il signor Fortunato, commerciante vallese, aveva installato il suo locale al primo piano del Palazzo Bocchetti-Di Lorenzo. Oltre a promettere ottime esperienze eno-gastronomiche, il suo servizio si estendeva anche a una sorta di “take away” o, più precisamente, di “delivery”: cioè ti portava il pranzo a casa. Non male per l’epoca!

Ma se vogliamo trovare maggiori pubblicità, dobbiamo spostarci al primo dopoguerra, quando tutte le attività riprendono, diventano più numerose e diversificate, si fanno più vivaci e audaci. È allora che esplode il commercio, l’artigianato, i servizi e che Vallo – da sempre un piccolo centro commerciale soprattutto col suo mercato domenicale – mostra con maggiore evidenza il suo volto di centro economico di un ampio territorio, di luogo degli scambi dove si vende e si compra un po’ di tutto, dove vetrine di commercianti e laboratori di sarti invitano allo shopping, a rifarsi il guardaroba o più semplicemente a informarsi sulle novità, sulle tendenze, sulla moda.

È nel corso dei “ruggenti” anni Venti che la nostra cittadina comincia ad acquistare quel volto noto a noi contemporanei che, per attivismo e presenze, la fa quasi assomigliare a una “Napoli in piccolo”. Da allora, i suoi operatori economici, in particolare i commercianti, costituiscono uno dei gruppi sociali più attivi e numerosi, che hanno fatto la fortuna del paese, almeno rispetto al territorio circostante.

Quegli operatori raccoglievano un’eredità legata alla lunga tradizione sette-ottocentesca della cittadina e ne sintetizzavano il percorso storico. Infatti, man mano che era venuta meno la lavorazione delle pelli e la produzione dei cuoi, attività principali nei secoli XVII e XVIII, e, nel corso dell’Ottocento, Vallo aveva assunto il volto di una cittadina borghese, si era fatto strada il commercio, al servizio soprattutto del crescente ceto medio formato da impiegati, funzionari, professionisti.

Sulle pagine de “La Voce del Cilento” – un’altra di quelle pubblicazioni periodiche che, ripetutamente, nascono e scompaiono in ambito locale – che si pubblica durante gli anni Venti del Novecento, compare un bel po’ di pubblicità che testimonia l’effervescenza economico-commerciale di cui dicevamo. Durante questo decennio aprono o continuano ad operare diversi empori, magazzini, rivendite, alcune delle quali hanno nomi noti che suonano ancora familiari. Ci sembra interessante non solo darvi un’occhiata, ma offrirne quasi una rassegna.

Forse qualcuno ricorda i negozi di “coloniali”. Vendevano prodotti “esotici”, in genere alimentari – caffè, spezie, ecc. – ma non solo. Leggete cosa offrivano Luigi Schiavo e Andrea Turco a Vallo nella prima metà di quel decennio.

L’emporio più famoso era probabilmente questo che segue. Quasi una galleria d’arte, forse di modernariato diremmo oggi, a leggere il catalogo dei prodotti in vendita.

Ma qui era l’intero palazzo Campanile (ex De Hippolytis) e gli ambienti in cui era collocato l’emporio ad essere opera d’arte. Uno dei palazzi signorili che si affacciavano – e si affacciano – sulla piazza principale del paese.

Anche quello dei mobili era un settore presente in paese. Si trattava di un’attività, in genere, a metà tra la vendita e l’artigianato. I Turco, ad esempio, i mobili, oltre a venderli, li fabbricavano o li riparavano sistemandoli ad arte o con arte.

Sembra essere, invece, più un’esposizione per la vendita quella che Ametrano faceva in corso Umberto con una tecnica di marketing più avanzata, capace di coniare anche degli slogan rivolti alle giovani coppie.

Ancora tra commercio e artigianato si collocano diverse attività legate al vestiario. Tra chi vendeva tessuti o vestiti già pronti e chi confezionava abiti di varia fattura e tendenza, sembra esserci nella Vallo di un secolo fa una divisione dei ruoli e del lavoro. Leggete un po’ qui!

Ma forse l’attività artigianale più rilevante in paese era la sartoria. Sembra di essere a Napoli per il numero dei sarti che si fanno pubblicità. E, in effetti, qualcuno aveva davvero studiato a Napoli, come Giuseppe D’Arena che vantava non solo l’abilità di realizzare tailleur di tendenza, ma era specializzato nella confezione di “abiti talari e militari”. Preti e soldati avranno fatto la fila davanti alla sua sartoria! La concorrenza doveva essere notevole, se tutti promettevano “eleganza”, “comodità”, “gusto” e rispetto della “moda”. C’è persino l’esperto di “sartoria americana”! Chissà, si trattava forse di un emigrato di ritorno!

Ci sono anche negozi specializzati in settori particolari come queste “cappellerie” che pubblicizzano prodotti delle più diverse marche, alcune – se leggete attentamente – ancora esistenti e di grande richiamo.

La pubblicità più intrigante è quella che vi proponiamo qui sotto. L’acronimo EVA sembra ammiccare ad esperienze peccaminose, anche se è solo il nome e il luogo di chi produce liquori “misteriosi” d’altri tempi. Al sapore di quel “Ferro China Veneri” potremmo anche arrivarci, ma chissà quale sarà stato quello del liquore “Monte Gelbison”?! Forse qualcuno che l’ha assaggiato potrebbe dircelo!

La distilleria EVA era davvero all’avanguardia per capacità di pubblicizzarsi. I suoi slogan sembrano richiamare il moderno refrain de “l’uomo che non deve chiedere mai!”. Forse, a noi oggi i prodotti Veneri danno l’idea di intrugli di alchimisti, ma la ditta aveva partecipato all’expo di Parigi del 1913… non quella universale ma di settore.

Non mancavano calzolai, gioiellieri, meccanici. Leggete di seguito come pubblicizzavano le rispettive abilità e specializzazioni.

Lo stabilimento meccanico di quest’ultimo lavorava soprattutto il ferro. Ernesto Nicoletti era uno di quegli artigiani che sapevano realizzare manufatti artistici come nella tradizione locale. Nel ’25 è lui a realizzare la ringhiera in ferro per il monumento ai caduti inaugurato in piazza proprio quell’anno e lì rimasta per decenni.

A metà tra commercio e attività artigianale si collocava il “Salone Di Lorenzo” che offriva servizi di “manicure” e “toilette” completi e convenienti.

Probabilmente, la figura più insolita era quella del “barbiere-ombrellaio” che segue. Il signor Ruocco riuniva due specialità artigianali in un’attività che non sapremmo dire se allora fosse comune o inusuale come appare a noi oggi. Di certo, il titolare non doveva mancare di una spiccata manualità. Chissà se la ressa di gente di cui si scrive nel “Dialogo” fosse solo una trovata pubblicitaria o davanti a quella bottega ci fosse realmente la fila tra chi doveva sbarbarsi e chi portava all’accomodo il suo vecchio ombrello, magari molti ne approfittavano per entrambe le cose.

Chiudiamo con due settori particolari: quello dei carburanti e delle banche. Direte: “Ma che c’azzeccano?”. E invece ci sembra che queste pubblicità mettano in evidenza, da un lato, che in zona sono arrivate le prime auto e i primi mezzi meccanici, dall’altro, che, a suo modo, Vallo è anche una piccola “piazza finanziaria”, anche se il credito è rivolto essenzialmente al mondo agricolo.

Il 6 marzo del 1922 è impiantata a Vallo una succursale del “Credito Meridionale”, banca espressione del mondo cattolico e che ha recapiti in diversi paesi cilentani convergenti sulla succursale locale. A farle concorrenza, la filiale della torinese Banca agricola italiana, aperta negli stessi anni.

Alla fine, chiudiamo – stavolta, davvero – con i fuochi artificiali. La ditta del cav. Senatore produceva e utilizzava materiale pirotecnico ed era in grado – senza modestia alcuna e in pieno spirito commerciale – di “soddisfare qualsiasi richiesta”. Evidentemente, spari e batterie varie appartenevano ormai da tempo alla tradizione delle feste locali.

È inutile aggiungere che ogni riferimento a fatti e persone reali in questo articolo non è puramente casuale. Insomma, se qualcuno ha riconosciuto parenti, amici, conoscenti, la cosa è voluta! E magari, se ha piacere, ce ne scriva tra i commenti.

Author: manlio morra

2 thoughts on “Giornali, réclame e shopping d’altri tempi a Vallo

  1. Tra i nomi degli artigiani il nonno e prozii del vigile Giuseppe Turco.
    Il laboratorio di falegnameria ed ebanisteria era situato in quello che è oggi il panificio “La Sorgente”.

    Riguardo la ditta di fuochi pirotecnici, tu stesso, hai ricordato in un altro articolo, di un G. Senatore che
    iniziò a far parte del Fascio locale intorno al 1923.

    Grazie sempre per tutto!

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